LA SINDROME DEL “GEMELLO SCOMPARSO”

Sempre più spesso si sente parlare della “sindrome del gemello scomparso”. Ma cos’è questa sindrome? Da dove ha origine?

Iniziamo dicendo che questo fenomeno è stato scoperto negli ultimi decenni da quando sono disponibili tecnologie avanzate che permetto di riconoscere, in modo precoce (addirittura nel primo trimestre) una gravidanza multipla.

Ricerche dimostrano che almeno una gravidanza su dieci abbia inizio con più embrioni. Però spesso accade che, per varie ragioni, alcuni di questi embrioni scompaiano nel corso del primo trimestre e che solo uno di essi arriverà al termine della gravidanza.

Questo fenomeno implica diversi potenziali risvolti a livello psicologico per il bambino che nascerà.

Nel momento del concepimento è possibile che non siamo soli, ma che insieme a noi si sia creato un altro individuo e, anche se per un periodo limitato di tempo, cresciamo e instauriamo un rapporto intimo con lui. Questo fenomeno può avere possibili risvolti a livello psicologico per il bambino che sarà.

A volte accade che un embrione, nei primi tre mesi vengano riassorbiti in modo spontaneo dalla placenta, se non addirittura dal feto che riuscirà a venire alla luce. Un’ipotesi è che, uno dei due embrioni, non sia abbastanza forte da riuscire a sopravvivere e così accade che verranno poi espulsi prima del parto.

Fino a qualche decennio fa, si credeva che l’embrione fosse una creatura incapace di provare emozioni, ma negli ultimi decenni si è iniziato a comprendere che è in grado di percepire il mondo che gli sta intorno, quindi, la psicologia prenatale si è concentrata sul fenomeno del “gemello scomparso”, che viene vissuto dal gemello superstite come un vero e proprio lutto.

Questo “lutto precoce” è un dolore che può accompagnare tutta la vita del gemello superstite, senza che riesca ad identificarlo. Il distacco vissuto dall’embrione, che poi sarà il futuro adulto, è un evento traumatico che, se non viene riconosciuto, sarà difficile da risolvere e potrebbe tradursi in un malessere profondo e continuo, caratterizzato spesso da sensi di colpa e desiderio di morte.

Grazie alle ricerche condotte negli ultimi anni, è stato confermato che il feto ha una memoria già a partire dal concepimento, anche se il fenomeno è tuttora studiato.

In particolar modo è stato dimostrato che i gemelli instaurino interazioni sin dai primi giorni di vita intrauterina, che continuano anche dopo la nascita. Adesso immaginate che, il feto sopravvissuto, ha la percezione che qualcosa sta per capitare, sente che l’altro sta morendo, che non è in grado di salvarlo e rimane solo. Non ha più nessuno con cui condividere e, da quel momento, si attivano la solitudine e il vuoto. Anche se il ricordo non è consapevole, il trauma può restare per sempre. Perdere un gemello così presto è quindi un avvenimento traumatico di cui spesso, la madre, non ne è consapevole.

Ciò può influenzare, in modo profondo, le relazioni interpersonali dell’individuo con questa “sindrome da separazione”, in quanto è rimasta irrisolta. Non avendo ricordi consci dell’accaduto, si accumuleranno nel corso dell’esistenza esperienze analoghe di perdita e di allontanamento da persone care. La persona con la “sindrome del gemello scomparso”, in generale, prova un profondo senso di solitudine e si sente diverso da tutti gli altri e il suo ricordo inconsapevole lo spingerà a tenere lontane le persone, oppure, al contrario, a instaurare legami di dipendenza. Un senso di vuoto che non riesce a colmare lo accompagnerà nella sua vita e si sentirà come se fosse solo una metà di qualcosa e, questo sentirsi una metà, lo spingerà a cercare ovunque il suo gemello perduto: farà tanti viaggi, cambierà tanti lavori, lo cercherà persino nel suo partner.

Sentendosi di avere “ucciso” l’altro, in quanto sopravvissuto, inconsciamente si sentirà colpevole e non oserà prendere in mano la sua vita completamente. Non si permetterà di godere  dei piaceri della vita e nemmeno di guadagnare troppi soldi, semplicemente perché, a livello profondo, si sentirà in colpa e tenderà ad autopunirsi.

Generalmente, la madre non ha alcun ricordo di questo evento, specialmente se avviene nei primi tre mesi.

Quando l’altro muore e quindi scompare, si genera una memoria che resta registrata nel corpo e nel campo energetico del futuro adulto, che può riattivarsi in vari momenti. Una separazione amorosa, ad esempio, può causare forti reazioni emotive, come la sensazione di non poter sopravvivere senza il partner. Questo è uno schema prenatale che è necessario interrompere e guarire al fine di avere una vita felice senza sofferenze.

Esistono modi attraverso i quali siamo in grado di intervenire sulla memoria prenatale per riportarla armonia. Tra questi, troviamo l’ipnosi regressiva prenatale, il ThetaHealing oltre ad altre tecniche, che permettono di andare a scovare l’origine del problema, comprenderlo e dare una svolta alla propria vita senza più farci influenzare da qualcosa che non dipende da noi.

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Monica Scafati

Mi sono diplomata nel 2009 ,dopo un percorso formativo triennale ,presso Accademia Italiana Shiatsu-Do a Firenze, dove continuo a ampliare il mio curriculum frequentando nuovi seminari di specializzazione

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